Data:
Giugno 23, 2021

Unica area pianeggiante della Regione Basilicata, la piana litoranea Jonica è stata la parte della regione in cui più intensi sono stati i fenomeni evolutivi del sistema agrario. Zona tendenzialmente malarica e malsana per effetto dello straripamento dei fiumi che la solcano, ma anche ricca di numerose sorgenti e corsi di acqua dolce, che scorrono in rivoli sotterranei al di sotto del tessuto urbano e riaffiorano in sorgenti, fontane e canali (canale Varratizzo nella zona del Museo, Fosso Cotino al di sotto della Villa comunale), Policoro nel corso della sua storia è stata oggetto di interventi di bonifica fin dall’epoca greca. Le Tavole di Heraclea testimoniano, nella città fondata dai Tarentini nel 433 a.C., sepolta al di sotto dell’odierna Policoro, sistemi di irrigazione collettiva ed una efficiente organizzazione centralizzata, a gestione evidentemente pubblica.

Riforma agraria, bonifiche e irrigazione furono protagoniste dell’azione statale e della grande opera di infrastrutturazione del territorio negli anni Cinquanta, riuscendo infine a determinare il processo inverso a quello conosciuto nei secoli precedenti, in cui le popolazioni rurali avevano abbandonato le insalubri e mefitiche pianure, ridiscendendo finalmente a valle. Il Consorzio di Bonifica svolse un’attività intensa e notevole nel “tenimento” di Policoro, avviando la costruzione della litoranea Jonica e le prime opere di sistemazione idraulica già nel 1928; bonifica, irrigazione, ammodernamento della rete distributrice, hanno consentito la sostituzione di colture di alto pregio a quelle precedenti, e il risanamento della infida e malsana pianura Policorese, della quale contadini e massari dicevano che bisognasse scegliere tra “pane e salute”. Alcune opere pubbliche di immediato interesse per la colonizzazione dei terreni furono di esecuzione diretta da parte della Sezione di Riforma, che provvide direttamente al prosciugamento dei terreni soggetti ad allagamento ed alla costruzione delle strade di bonifica per il collegamento con la preesistente viabilità, altre, che andarono ad aggiungersi alle opere collettive come le borgate, le scuole rurali o gli acquedotti, videro il concorso dei Consorzi di Bonifica e degli Enti per l’irrigazione.

Non ultimo, i successivi lavori di drenaggio e di prospezione stratigrafica operati da Ente della Riforma e Consorzio di Bonifica di Metaponto consentirono alla neonata Soprintendenza alle Antichità di Basilicata (1964) di dare il via a campagne sistematiche di ricerca e prospezione archeologica sul campo basate sui carotaggi, eseguite sia nel territorio cittadino, sia all’interno del Bosco Pantano, man mano che si procedeva al suo disboscamento, che lungo le rive del fiume Sinni, dove a lungo gli archeologi cercarono il centro urbano e civile, ad oggi mai individuato, dell’antica Siris.