Data:
Giugno 23, 2021

L’intervento di Riforma a Policoro e in tutta la piana Jonica riuscì ad alimentare grazie alla trasformazione agraria dei processi virtuosi, ponendo le basi per uno sviluppo futuro che andò ben aldilà dei suoi confini territoriali e sociali, giungendo all’attenzione anche dell’ OECE, l’Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea, che nel 1960 indicò la validità del modello di sviluppo del Metapontino come riferimento per interventi in favore dell’agricoltura anche in altre aree depresse del Mediterraneo.

L’azione di trasformazione agraria, cominciata con l’espropriazione di 5.625 ettari al barone Berlingieri, al quale restarono il vecchio Castello e le casupole a schiera dei salariati, inizialmente attuata con imprese specializzate, vide successivamente il coinvolgimento attivo dei contadini assegnatari, limitandosi quindi l’Ente di Riforma a fornire assistenza tecnica e finanziaria. Il piano previde, per i terreni irrigabili o destinati a beneficiare delle previste opere di irrigazione, l’attivazione e lo sviluppo di produzione orientate verso i mercati nazionali ed internazionali, come la frutticoltura, l’agrumicoltura, l’orticoltura e le colture industriali, ma anche la foraggiatura in connessione con le attività zootecniche, di natura accessoria; la cerealicoltura, presente in fase di avvio, avrebbe dovuto far gradualmente posto alle colture orticole. 

L’agricoltura specializzata, a partire dalle coltivazioni tradizionali (agrumeti, oliveti, vigneti, pescheti, albicoccheti), si diffuse poi a coltivazioni introdotte per la prima volta in questa zona, come le fragole o i kiwi. Ciò consentì l’avvio delle attività dei grossi gruppi dell’agro-industria, della trasformazione e della surgelazione del prodotto agricolo, presenti ancora oggi nel territorio. La scelta di Policoro come sede dello Zuccherificio portò infine all’avvio e all’intensificarsi della bieticoltura, grazie all’aumento della superficie irrigata e della meccanizzazione, dopo un inizio non facile della vita dello stabilimento, che giunse a produrre in media annualmente circa 180.000 quintali di zucchero, più altri sottoprodotti come la melassa, destinata in parte agli allevatori per l’alimentazione del bestiame, in parte ad altre industrie e produzioni, come quelle dell’alcol, del lievito, o del glutammato.

La trasformazione agraria, e quindi la sostituzione dei terreni adibiti a pascolo o pasture in coltivazioni di pregio, riporta in un certo senso all’origine del ciclo, e all’agricoltura che caratterizzava già in antichità queste zone del Mediterraneo: le preziose Tavole di Heraclea testimoniano la vocazione del territorio di Policoro, ricco di acque, alla produzione dell’olivo, della vite, degli alberi da frutto, alla ceralicoltura (orzo), già nel V secolo a.C.