Data:
Giugno 23, 2021

Nicola Buccolo scrive come la scomparsa della malaria dal territorio di Policoro, nel 1945, sia stato il primo evento, prima ancora della frantumazione del feudo e della re-distribuzione delle terre, a rompere gli equilibri secolari legati all’organizzazione feudale: “venne meno una parte della spirale della miseria, le cui componenti, malaria, latifondo e isolamento, avevano provocato l’immobilismo più completo”. Da qui il detto “A Policoro chi ci va ci more”; stagionali, operai e salariati del feudo Berlingieri erano usi abbandonare l’agro Policorese all’arrivo della pericolosa afa canicolare, apportatrice di epidemie, e tornarvi in autunno. Gli estuari dei fiumi Agri e Sinni e le foci dei piccoli corsi d’acqua locali, insieme alle numerose risorgive attestate lungo il fronte del terrazzo marino inferiore, contribuivano ad alimentare i bacini retrodunali, che, insieme alla tendenza all’allagamento, hanno reso nel corso del tempo insalubre l’ambiente costiero con il diffondersi di ambienti paludosi e conseguente sviluppo della malaria, divenuta endemica. I testi riferiscono inoltre della diffusione di patologie legate ad una alimentazione povera e di sussistenza, come la perniciosa, forma di anemia dovuta allo scarso consumo di carne e latte.

 L’utilizzo dell’insetticida DDT contro la zanzara anofele, responsabile della diffusione della malaria, gli interventi di risanamento e trasformazione dell’ambiente fisico, come quelli di bonifica delle acque e di prevenzione dell’impaludamento, contribuirono a debellare il morbo e a rendere finalmente salubri le infide pianure del Metapontino; gli interventi di urbanizzazione, che previdero sin dalle primissime fasi la presenza di ambulatori, servizi e presidi sanitari, presenti già nel progetto della “Borgata di Servizi” del 1952, resero possibile un rapido miglioramento delle condizioni sociali, economiche e civili della popolazione, elevandone la qualità della vita anche dal punto di vista sanitario ed epidemiologico.

Infine, nel 1962 la Cassa per il Mezzogiorno, l’Ente pubblico creato nel 1950 per predisporre programmi, finanziamenti ed opere straordinarie nell’Italia meridionale, comunica di aver predisposto, nel programma di intervento per il settore ospedaliero, la costruzione di un ospedale in Policoro; l’Ospedale entrerà in funzione sette anni dopo, nel novembre del 1970, con una capacità ricettiva di 150 posti letto.