Data:
Giugno 23, 2021

Quella operata dai tecnici della Riforma fu solo l’ultima delle “nascite” e delle ri-fondazioni della città di Policoro, il cui territorio fu scelto dapprima dagli Ioni d’Asia, che abbandonarono Colofone per fuggire la tirannia del lidio Gige, per fondarvi la colonia di Siris Polieion nel VII secolo a.C.; città dalla ricchezza leggendaria, sulle cui ceneri i Tarentini ri-fondarono nel 433 a.C. la colonia di Heraclea, che giunse a divenire la sede della Lega Italiota, e che ci ha lasciato, oltre alle preziose Tavole, gli importanti resti che ancora oggi si possono ammirare presso l’area archeologica del Museo Archeologico Nazionale della Siritide.

I lavori di costruzione della Borgata “moderna” di Policoro ebbero inizio il 14 Aprile 1953, su progetto elaborato dai prof. Candura e Petrignani. Prima ancora di venire ultimata, la nuova Borgata mostra la sua vitalità come punto di convergenza degli interessi e della vita sociale della comunità rurale in via di insediamento, vitalità che la porterà ad essere il primo Comune a divenire autonomo in zona di Riforma fondiaria su tutto il territorio italiano nel 1959.Il Borgo di Policoro rientra nella tipologia delle “Borgate dei servizi”, ovvero dei nuclei urbani autosufficienti a servizio di un’organizzazione diffusa delle abitazioni situate nei rispettivi lotti agricoli assegnati. Ma la Borgata Servizi di Policoro si trasformò ben presto in una “Borgata nuova” che prevedeva l’edificazione di abitazioni per i salariati e per gli operai stagionali, da affiancare alla “Borgata Vecchia”, ossia a ciò che testimonia ancora oggi il passato feudale della Città: il Castello Baronale, che sorge sulla punta orientale dell’antica collina di Heraclea, e i sottostanti “casalini”, le tipiche casette dove alloggiavano i salariati e le loro famiglie.

La Borgata di Servizio comprendeva una serie di servizi civili (scuole, asili, ufficio postale, magazzini, uffici), organizzati attorno all’attuale Piazza Eraclea, centro urbanistico e civile della nascente comunità. La viabilità poderale, che ricalcava la parallela rete di bonifica ed irrigazione, collegava tale centro alla “città diffusa” costituita dalle abitazioni ed annessi rurali dei contadini assegnatari. Secondo gli studiosi, un assetto urbano-produttivo che ricalcava l’antico assetto magno-greco di un territorio rurale fortemente antropizzato, caratterizzato da una rigogliosa agricoltura, determinando così in qualche modo la fine di un ciclo.

Documenti, fotografie, testimonianze sulle tante vite della città, da quella antica a quella moderna, sono raccolti nelle varie pubblicazioni dedicate a Policoro dal lavoro e dalla passione indefessa di Nicola Buccolo (1936 – 2015), giornalista, scrittore, animatore della vita e delle conquiste civili della Policoro “moderna”.