Policoro

La stagione della Riforma Fondiaria ha trasformato radicalmente il volto dell’area jonica lucana, determinando l’evoluzione del paesaggio così come della vita e dei destini di un’intera generazione. Eppure i segni tangibili lasciati sul territorio dall’azione congiunta di Ente Riforma, Consorzio di Bonifica di Metaponto e Cassa per il Mezzogiorno stanno perdendo le loro specificità architettoniche e paesaggistiche. Se nelle campagne policoresi la maglia poderale definita dal lavoro dei tecnici negli anni ’50 resta pressochè invariata, grosse modifiche strutturali sono state invece apportate alle case coloniche, le celebri “palazzine”, trasformate ora in villette rurali, uffici, magazzini o depositi che conservano poco e nulla dell’originario assetto progettuale.

Come per i borghi rurali della Basilicata, le vestigia della Riforma nel territorio policorese sono sprofondate, in alterne vicende, in una situazione di degrado o di oblio. Le case coloniche, i centri civici di aggregazione e gli edifici scolastici giacciono in uno stato di decadimento oppure, ove vi sia stata una presenza costante di abitanti a scongiurarne l’abbandono, trasformazioni e mutamenti funzionali da parte dei proprietari ne hanno alterato o cancellato le preesistenti caratteristiche: “questi frammenti architettonici oggi rappresentano le strutture in maggior pericolo.. il loro abbattimento o parziale trasformazione potrebbe compromettere totalmente quella visione di tipicità ormai consolidata della campagna lucana”

 

Lo stesso sta accadendo per piazza Eraclea: i diversi locali hanno perso la loro destinazione originaria di botteghe artigiane o uffici pubblici. L’unica importante eccezione è data dalla biblioteca comunale, polo culturale della città, ospitata al piano nobile del palazzo principale della piazza, in quelli che furono prima i locali degli uffici dell’Ente riforma e successivamente del Municipio. Una condizione tanto più grave per Policoro in virtù del ruolo giocato nel comprensorio provinciale e regionale, in quanto primo Comune a divenire autonomo in zona di Riforma fondiaria su tutto il territorio italiano nel 1959, ruolo che affonda le sue radici in una stagione che sta progressivamente scivolando nell’oblio di abitanti, visitatori e rappresentanti istituzionali.