Data:
Maggio 11, 2021

Centro nevralgico e civile della originaria “Borgata di Servizio” di Policoro, i cui lavori ebbero avvio nell’Aprile del 1953, Piazza Eraclea rientra nel fermento culturale ed architettonico italiano relativo alle esperienze progettuali moderne di stampo razionalista, le cui influenze sono evidenti sia sulla impostazione urbana che sull’architettura. 

La piazza del centro civico, oggi come in origine, rappresenta uno spazio di connessione tra edifici fortemente caratterizzati, con destinazione collettiva e pubblica, e mostra come fosse ben presente già nel progetto originario del 1952 sia l’idea di “città”, che l’intenzione di ri-marcare e ri-fondare il senso di appartenenza al luogo: la Chiesa Madre Maria SS del Ponte, gli uffici dell’Ente di Riforma, i laboratori artigiani e i magazzini, lo spaccio aziendale. Circondata da porticati, che consentono un gioco continuo tra luce ed ombra, con interruzioni in corrispondenza dei principali assi viari di accesso e della Chiesa Madre, Piazza Eraclea è caratterizzata da aspetti di simmetria, equilibrio tra vuoti e pieni, utilizzo di volumi semplici privi di decorazioni superflue, che la rendono emblematica della volontà di “moderno” rappresentata dalla Riforma, e che impongono paragoni con analoghi insediamenti e centri cittadini, come quelli dell’Agro Pontino. 

Al centro della Piazza sorge oggi, di fronte alla Biblioteca Comunale, polo culturale della città, la statua in bronzo dell’artista Tonino Cortese, che rappresenta la lotta di Eracle col leone Nemeo, ispirata ad una moneta dell’antica città greca di Heraclea – la colonia voluta dai Tarentini nel 433 a.C. sulle ceneri di una pre-esistente città, la celeberrima Siris, fondata nel VII sec. dagli esuli di Colofone nell’Asia Minore, l’attuale Turchia, fuggiti alla tirannia del sovrano lidio Gige.

All’interno della Chiesa Madre è conservata l’antica statua lignea, risalente al XIII sec. d.C., della Madonna del Ponte, patrona della città. Una copia moderna sostituisce oggi nelle processioni all’aperto e negli atti del culto l’originale opera d’arte sacra, sistemata al centro dell’altare maggiore dopo il restauro che ha interessato l’edificio nel 2020, per preservarne la conservazione.